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Prelievi e innesti ossei

Sostituire i denti mancanti con nuove radici in titanio è una terapia che piace sempre di più a pazienti e dentisti. Ma se manca l’osso per innestare l’impianto? Un tempo la frase “non c’è abbastanza osso “ bastava a farci sentire inevitabilmente condannati alla dentiera. Oggi i mezzi per riavere l’osso mancante sono molti.

Sostituire i denti mancanti con nuove radici in titanio è una terapia che piace sempre di più a pazienti e dentisti. Ma se manca l’osso per innestare l’impianto? Un tempo la frase “non c’è abbastanza osso “ bastava a farci sentire inevitabilmente condannati alla dentiera. Oggi i mezzi per riavere l’osso mancante sono molti. Servono semmai interventi straordinari e delicati, eseguibili solo da mani attente ed esperte. Con un avvertimento: solo un dentista capace e di fiducia saprà aiutarci a scegliere la terapia più opportuna e il chirurgo più adatto.

Per piccoli deficit, si può aumentare lo spessore della mandibola, con innesti di frammenti di osso dello stesso paziente che si saldano all’impianto e all’osso rimasto (innesto di ossoparticolato). Un piccolo intervento che può precedere l’inserimento dell’impianto, oppure essere eseguito in contemporanea. Dopo pochi mesi, l’osso innestato e quello già presente diventano un tutt’uno forte, sano, e capace di reggere la forza della masticazione.

Non solo. Si possono installare impianti dove non c’è osso, ma anche riempire affossamenti antiestetici o riottenere un’estetica del sorriso naturale e gradevole. Nei casi più difficili e con ancora meno osso residuo, si può avvitare una sorta di piccolo tassello osseo prelevato sempre dalla bocca del paziente. Il tassello si salderà all‘osso presente (innesto di osso on-lay).

In entrambi i casi, si usa spesso un artificio straordinario studiato e applicato in tutto il mondo. Nel sangue, come noto, sono presenti varie sostanze (proteine) che stimolano la guarigione delle ferite. Nel nostro caso, si ha una guarigione più rapida ed efficace prelevando queste sostanze dal sangue del paziente prima dell’intervento, concentrandole e poi applicandole sulle ferite e sugli innesti (plasma ricco di piastrine).

Molti chirurghi preferiscono usare il laser all’erbium che stimola la guarigione della ferita e sterilizza l’area operata dove aumenta la circolazione del sangue. Nei casi ancora più difficili si può ricorrere a una tecnica inventata da un chirurgo russo: la distrazione osteogenetica. Consiste nel separare un frammento dell’osso della mandibola dall’osso circostante con una minuscola sega: una piccola vite provvede poi ad allontanarlo molto lentamente. All’interno della piccola breccia ossea che si forma tra mandibola e frammento si forma il callo osseo di guarigione. Questo viene però stirato e allungato dal graduale spostamento del frammento. Si forma così un nuovo e abbondante tessuto osseo su cui collocare le nuove radici in titanio.

In alternativa sono possibili interventi altrettanto efficaci che richiedono però un breve ricovero ospedaliero. Infatti, si può prelevare un grosso tassello dall’anca e avvitarlo nella bocca riottenendo tutto il tessuto di cui si ha bisogno. Naturalmente ogni intervento chirurgico, dal più piccolo al più importante, richiede una esame attento e accurato del paziente. Le indicazioni per l’intervento, le controindicazioni, le possibili complicazioni devono essere ben valutate, spiegate e capite.

Toronto Bridge e Toronto Bridge modificato

Nei casi in cui si ha una mancanza totale di denti nella mandibola o nel mascellare è possibile realizzare una soluzione protesica che non ha costi eccessivi, chiamata Toronto Bridge. Si tratta di una tecnica ormai molto collaudata in cui un ponte di 12 denti fissi viene avvitato su 4-6 impianti inseriti nella zona frontale, dove solitamente rimane osso a sufficienza anche nei casi di estremo riassorbimento osseo.

Nella tecnica consueta si tratta di una vera e propria protesi rigidamente avvitata agli impianti e quindi straordinariamente in grado di svolgere la funzione masticatoria, e di estetica piacevole. Questa tecnica è stata poi modificata intorno ai primi anni '90 per poter anche utilizzare denti in ceramica dove si potessero raggiungere risultati di estetica di grande eccellenza. In questo caso la struttura avvitata in lega di metallo che regge i denti è stata modificata per poter accogliere denti in ceramica realizzati individualmente dal laboratorio odontotecnico, rispettando l'infinita gamma di colori e forme che caratterizza un sorriso naturale.

Insomma, una tecnica che permette di riottenere un sorriso e una funzione masticatoria completa senza bisogno di interventi di ricostruzione ossea o di trapianti di osso, e che può essere la soluzione ideale anche nei pazienti di età avanzata.

In effetti la procedura di avvitamento dei denti sopra gli impianti permette di realizzare una protesi completa di 12 denti su una base di pochi impianti e concentrati nel settore anatomico più idoneo ad accogliere gli impianti sia per la natura qualitativa dell'osso, sia per il volume osseo a disposizione.

Quando si utilizza invece la procedura della protesi cementata sugli impianti, la disposizione degli stessi deve essere più distribuita nell'arcata. Una tecnica che ci permette dei risultati certamente ancora più naturali come aspetto estetico, ma che ci impone talvolta una maggiore complessità chirurgica pre-implantologica.

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