Dove comincia la salute della bocca Grazie a uno studio* della Case Western Reserve University di Cleveland, oggi sappiamo che: chi si nutre in modo sano chi pratica un regolare esercizio fisico chi mantiene negli anni un peso ragionevole ha il 40% in meno di probabilità di sviluppare una malattia parodontale, la patologia delle gengive che provoca la perdita dei denti. Spazzolino e filo interdentale fanno molto, ma solo se si accompagnano ad abitudini equilibrate che riflettono, guarda caso, lo stile di vita più indicato per restare a lungo in salute.
Come tenersi stretti i denti
In contrasto con l’idea comune, non è affatto detto che con l’età sia fatale dare l’addio al sorriso. Anche se le malattie parodontali sono le principali responsabili della caduta dei denti, e anche se la loro gravità e la loro frequenza aumentano con gli anni è possibile prevenirle e curarle.
La caduta dei denti nei soggetti anziani non ha nulla di naturale; i denti dei senior non cadono come quelli di latte dei bambini. All’origine della perdita, quando purtroppo avviene, c’è sempre una malattia del parodonto. Il parodonto èl’insieme dei tessuti di sostegno dei denti: gengiva, legamento alveolo-dentale, osso alveolare, cemento radicolare. Le malattie parodontali si dividono in due grandi gruppi, le gengiviti e le parodontiti. Le gengiviti consistono in un’infiammazione cronica delle gengive legata alla presenza di placca batterica, riguardano la maggior parte della popolazione e possono velocemente condurre alla malattia parodontale e allo scalzamento dei denti. Un’igiene rigorosa consente di eliminare la placca, di contenere la formazione del tartaro e la moltiplicazione dei batteri. Se non vengono rimossi, i residui alla lunga danno luogo alla formazione di tasche tra i denti e le gengive, veri e propri nidi per i germi che proliferano. La parodontite è più grave della gengivite. Ancora più grave l’ultima fase della condizione, che comporta la distruzione dell’osso che circonda i denti che perciò diventano sempre più mobili e poi cadono. Per combattere questi problemi allo stadio iniziale è sufficiente un’igiene professionale regolare, ma quando si formano le tasche solo il curettage - la pulizia profonda in anestesia locale dello spazio che si è formato tra dente e gengiva - può eliminare tartaro e batteri. L’obiettivo del curettage è di ottenere una nuova “presa” della gengiva sul dente e la scomparsa della tasca. Le parodontiti sono più frequenti nei soggetti diabetici, nei fumatori e nelle persone immunodepresse.
Nei soggetti anziani, la perdita dei denti può aumentare i rischi di malnutrizione, se non addirittura di denutrizione. La degradazione dell’alimentazione ha molte cause, tra le quali alterazione della condizione economica e sociale, diminuzione delle capacità fisiche e intellettuali, diete aberranti, assunzione di farmaci, disturbi della deglutizione… ma anche la diminuzione del gusto e della capacità masticatoria svolgono un ruolo essenziale. L’ultimo problema, in particolare, è legato essenzialmente alla perdita dei denti che ancora oggi troppo spesso si accompagna alla vecchiaia. Numerosi studi hanno dimostrato senza più ombra di dubbio che esiste un legame diretto tra lo stato nutrizionale e quello dei denti: i soggetti che hanno denti propri mangiano in modo molto più equilibrato delle persone parzialmente o totalmente prive di denti. Questo problema deve venire affrontato seriamente perché la malnutrizione aumenta i rischi di ritardo nella cicatrizzazione, patologie oculari, disturbi psichici, conseguenze immunitarie e ormonali, patologie cardiovascolari, squilibri del diabete, aumento della prevalenza dei tumori, e così via.
Denti e infarto
Nel settembre 2003, uno studio americano pubblicato nella rivista Stroke collega la perdita dei denti allo sviluppo dell’aterosclerosi, la formazione di placche nelle arterie. L’équipe americana ha esaminato il parodonto, la perdita dei denti e l’esistenza di placche di ateroma in 711 pazienti con età media di 66 anni, senza precedenti di infarto o di ictus. Risultato: viene scoperta una correlazione importante tra il numero di denti persi e la scoperta di placche di ateroma a livello delle carotidi interne, le arterie del collo. Il 46% delle persone che ha perso tra 0 e 9 denti presenta tracce di placca, contro il 60% di quelle che ne hanno persi più di 10. Qualche mese dopo, un altro studio americano, pubblicato nella medesima rivista, trova una correlazione tra la perdita dei denti e la comparsa di un disturbo vascolare cerebrale ischemico (ostruzione di un vaso sanguigno provocata da un coagulo; l’irrorazione sanguigna nella zona cerebrale è perciò ridotta. Il coagulo può formarsi localmente in una piccola arteria, oppure può provenire dal cuore o da una lesione della parete di una delle grosse arterie cervicali -arterie carotidi e vertebrali). I ricercatori hanno esaminato 41.380 uomini per circa 12 anni, chiedendo loro di riempire un questionario dettagliato sul loro stato di salute e di sottoporsi ad alcune analisi ogni due anni. Risultato: gli uomini con meno di 25 denti hanno rischio di ictus maggiorato del 57%. Entrambi gli studi sottolineano perciò il legame tra un’infezione (all’origine della malattia parodontale) e l’aumento del rischio cardiovascolare.
* Periodontitis and Three Health-Enhancing Behaviors: Maintaining Normal Weight, Engaging in Recommended Level of Exercise and Consuming a High-Quality Diet, Journal of Periodontology