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Impianti corti: una procedura meno invasiva ma ugualmente efficace

Oltre agli impianti dentali di una certa dimensione, esistono impianti di soli quattro millimetri, i cosiddetti “impianti corti”, uno strumento utile per risolvere problemi di edentulie in pazienti con ridotto supporto osseo evitando così di ricorrere alle tecniche chirurgiche ricostruttivo-rigenerative.

Il trattamento dei pazienti che per varie ragioni sono affetti da edentulia parziale o totale spesso avviene tramite la riabilitazione protesica con impianti osteointegrati.

Oltre agli impianti dentali di una certa dimensione, esistono impianti di dimensioni molto ridotte, i cosiddetti “impianti corti”, uno strumento utile per risolvere problemi di edentulie in pazienti con ridotto supporto osseo evitando così di ricorrere alle tecniche chirurgiche ricostruttivo-rigenerative. Gli impianti corti implicano la rimozione di una quota inferiore di osso rispetto al posizionamento di impianti più lunghi, risultano pertanto meno invasivi e semplificano il trattamento nelle aree atrofiche del mascellare inferiore e della maxilla. Inoltre, riducono il numero di situazioni in cui sono richiesti trattamenti aggiuntivi.

Gli impianti corti sono stati sviluppati per meglio consentire ai pazienti privi delle condizioni anatomiche ideali di affrontare un trattamento implantare. In sintesi, la perdita dei denti fa sì che diminuisca la quantità di osso disponibile e in questo caso il posizionamento degli impianti può non essere eseguito in maniera ottimale per compensare il difetto osseo se la dimensione degli impianti è maggiore dell’altezza ossea residua. Pertanto, qualora si decida comunque di utilizzare impianti standard è necessario aumentare il volume osseo mediante tecniche chirurgiche ricostruttivo-rigenerative, aumentando però allo stesso tempo l’invasività dell’intervento, la durata della procedura e del decorso post-operatorio. Nonostante l’alta percentuale di successo raggiunta con gli impianti standard, gli innesti ossei sono collegati al maggior rischio di complicanze e sono associati al 9,6% dei fallimenti degli impianti successivamente posizionati.

Gli impianti corti sono molto meno complessi e meno invasivi rispetto al posizionamento di impianti più lunghi in aree dove sarebbero necessari aumenti di volume osseo o trasposizione del nervo alveolare inferiore o elevazione del seno mascellare. Gli impianti corti comportano inoltre la rimozione di una quota inferiore di osso rispetto agli impianti lunghi, risultando pertanto meno traumatici rispetto a questi ultimi.

Gli impianti corti possono essere utilizzati anche nelle aree andate incontro a riassorbimento osseo in seguito al fallimento di un impianto più lungo (Misch 2010).

Infine, studi recenti hanno dimostrato che i tassi di successo e di sopravvivenza degli impianti corti sono equivalenti a quelli degli impianti più lunghi.

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