Il termine bruxismo deriva dal verbo greco brykein che significa mordere, divorare, digrignare. Nella definizione generale, il bruxismo è il digrignamento non necessario dei denti, cioè avviene al di fuori della masticazione degli alimenti. Quando ha luogo durante il sonno, viene chiamato bruxismo notturno per distinguerlo dalla condizione del bruxismo diurno, che ha luogo durante la veglia. L’elemento che distingue le due forme di bruxismo è la fase della giornata – il sonno o la veglia – in cui il fenomeno ha luogo, e non la sua consapevolezza da parte del soggetto.
Uno studio pubblicato negli Stati Uniti nel mese di gennaio 2005 fa luce sui farmaci che possono indurre il bruxismo come effetto secondario, e tra questi troviamo gli psicotropi, per esempio gli inibitori del riassorbimento (reuptake) della serotonina o SSRI, gli antipsicotici e in generale tutti i farmaci antidepressivi.
nel bruxismo il movimento è sostanzialmente latero-retrusivo, la mandibola non si sposta in avanti
I farmaci che possono indurre il bruxismo

- molecola: fluoxetina, fluvoxamina, paroxetina, sertralina classe del farmaco: SSRI (inibitori del riassorbimento della serotonina), antidepressivi
- molecola: aloperidolo, butirrofenone classe del farmaco: antipsicotici
- molecola: venlafaxina classe del farmaco: antidepressivo
- il bruxismo può aumentare la sensibilità e l’usura dei denti, fratturandoli o minandone la saldezza fino a provocarne la caduta (McGuire e Nunn, 1996), e la situazione continua a peggiorare fino a quando persiste la condizione. All’età di 40 o 50 anni, la maggior parte dei pazienti avrà usurato i propri denti fino al punto di necessitare di un restauro estensivo della dentatura;
- il bruxismo di vecchia data provoca spesso modificazioni nell’aspetto dei denti in almeno tre modi diversi: in linea generale, i denti usurati o danneggiati non sono esteticamente gradevoli come i denti sani; inoltre, man mano che i denti si usurano diventano più corti. Come risultato, quando la bocca è chiusa le mandibole sono più ravvicinate del normale, e nei casi estremi si verifica il cedimento delle guance che conferisce al soggetto un aspetto più vecchio della norma (Schlott, 1997). Infine, il bruxismo provoca un uso eccessivo della muscolatura che può causare a sua volta ipertrofia (ingrandimento) dei muscoli facciali, conferendo al soggetto la tipica “mascella quadrata”;
- il bruxismo di lungo periodo può provocare tensioni e dolore alla mandibola, affaticamento dei muscoli facciali, mal di testa, male al collo, male alle orecchie;
- occasionalmente, il bruxismo può causare infiammazione e blocco di alcune ghiandole salivari perché lo sviluppo sproporzionato del muscolo massetere blocca l’apertura delle ghiandole parotidi, che interferiscono con il flusso della saliva nella bocca spingendola ad accumularsi all’interno delle ghiandole. I sintomi più comuni associati a questo fenomeno sono gonfiore, dolore, infiammazione locale e secchezza della bocca;
- il bruxismo è ritenuto da molti autori una delle cause principali dei disturbi delle articolazioni temporomandibolari.